Restauro e miglioramento statico della Locanda Martorelli, Sala Kuntze in Ariccia (Roma) - 2001

A R C H I T E T T O    G I O R G I O    M A G I S T R I

S T U D I O   -   V I A L E   A .   C H I G I    3   -   0 0 0 7 2    A R I C C I A    ( R O M A )   -    T E L . / F A X    0 6 . 9 3 3 4 1 3 1


Progetto - Direzione dei Lavori - Coordinamento per la Sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione

 

Committente: Comune di Ariccia (Rm)

Sup.: m2

Volume: m3


Dio è nei dettagli

- Ludwig Mies Van der Rohe


La targa marmorea ...
Una veduta dall'al...
In questo dipinto ...
Locanda-martorelli...
Veduta esterna con...
La Caccia di Diana
Locanda-martorelli...
Locanda-martorelli...
La morte di Turno ...
La tentazione di I...
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Restauro-ultimato-...

 

Nella splendida berniniana Piazza di Corte è presente la celebre Locanda Martorelli - già Casino Stazi - nota soprattutto per il pregevole ciclo di dipinti murali, eseguiti tra il 1770 e il 1771, dal più importante pittore polacco del settecento Tadeusz Kuntze e per esser divenuta nell'ottocento, una fondamentale tappa del Grand Tour d'Italie. Tali dipinti - studiati persino dal Goya - sono di grande interesse per la storia di Ariccia, in quanto illustrano le origini ed il passato mitologico della città: il mito di Ippolito, quello di Diana Aricina e la lotta tra Latini e Romani. La simmetrica suddivisione geometrico-compositiva degli interni - attribuita a Giovan Battista Marchetti e allo stesso primo proprietario del Casino, il "doratore" Giovan Battista Stazi - presenta ricche decorazioni, secondo il gusto del tempo: candelabri classicheggianti e figure a stucco dorato inserite in inserti pentagonali, cornici ovali con al centro segni zodiacali, scenette popolate da personaggi all'interno d'inserti rettangolari, lesene divisorie, fasce verticali e basamentali, sulle quali sono presenti mascheroni, encarpi, racemi e grottesche, che contribuiscono ad infondere l'ammirazione e il fascino nei numerosi cultori ed amanti dell'arte. Su di esse sono stati eseguiti, in particolare dal Loret, dal Lefevre, dal Mancini e da Petrucci, numerosi studi con pubblicazioni di pregio e di vasto interesse. Nel 1820, la palazzina trasformata da Antonio Martorelli in Locanda, venne frequentata - fino al 1880 - da famosi scrittori, poeti e pittori provenienti da ogni parte del mondo. Ancora oggi, in una sala (privata) del terzo piano - che veniva usata per esporre gli studi d'arte - sono visibili sulle pareti numerose caricature dei villeggianti e disegni fantasiosi. Questo edificio assume quindi un'importanza notevole per i Castelli Romani, essendo anche legato alla memoria di grandi artisti che trascorsero ad Ariccia lunghi periodi di studio e di villeggiatura, e che diffusero attraverso le loro opere prese "en plein air" le immagini dei Castelli Romani in tutta l'Europa. Tra essi Corot, Turner, Ibsen (qui scrisse nel 1865 il poema drammatico "Brand"), Longfellow, Gogol (qui trasse l'ispirazione per scrivere il sesto capitolo del romanzo "Le Anime Morte"), Stankiewicz, Mickiewicz, D'Azeglio, Costa, Overbeck e tanti altri. Per molti anni, la Locanda divenendo sede di abitazione, di attività professionali e sezione di partito, veniva fatta oggetto di ridipinture e rimaneggiamenti. Nel 1988 il Comune di Ariccia l'acquistava; Livio Jacuitti eseguiva alcuni interventi parziali e di prima urgenza sulle tele del soffitto e la dott.ssa Paola Del Vescovo interveniva sulla parete interessata dal dipinto "La morte di Ippolito". Attualmente, è gestita dall'ArcheoClub sede Aricino Nemorense e adibita a mostre di arte contemporanea e conferenze.

Sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma - nella persona della dott.ssa Angela Negro -, la coadiuvazione della dott.ssa Laura Indrio ed in virtù di un finanziamento congiunto della Provincia di Roma e del Comune di Ariccia, lo scrivente ha progettato e diretto i lavori, consistenti nel restauro dei dipinti murali a tempera, nel miglioramento statico delle murature della Sala Kuntze e nel ritrovamento di ulteriori importanti decorazioni. Prima dei restauri, le murature ed in particolare gli intonaci presentavano numerose lesioni di varia grandezza, dovute alla mancanza di manutenzione, alle vibrazioni provenienti dalla sottostante area pubblica - sottoposta al continuo traffico veicolare -, al ripetersi dello sciame sismico nel tempo, ma anche alla sopraelevazione dell'edificio avvenuta dopo il 1906. La pellicola pittorica appariva indebolita dai numerosi sollevamenti e distacchi, presenti non solo in corrispondenza delle lacune e delle fessure. Ingenti si sono manifestati i problemi di adesione tra gli strati d'intonaco e tra gli stessi rispetto al supporto murario, non soltanto in prossimità delle crepe. In corrispondenza delle fessure più profonde corrispondeva un pericoloso distacco dal muro, sia a livello di intonaco-intonachino che di intonaco-arriccio, dello spessore di cm. 1 (!). Solo in seguito alla rimozione temporanea della grande tela centrale interessante il soffitto, è stato possibile eseguire un completo ed efficace esame delle pareti - altrimenti impedito -, consistente nel battere le nocche della mano sull'intera superficie parietale dipinta, al fine di individuare l'esatta posizione, nonchè l'entità dei forti distacchi. In particolare, le pareti relative ai "quadri" del Kuntze: "La morte di Ippolito", "La caccia di Diana", "La partenza di Virbio" e "Numa Pompilio e la Ninfa Egeria" (di cui rimanevano pochi brani) sono risultate più a rischio. L'equipe di restauratori composta dalle dott.sse Dunja Vuksan e Federica Vaccari - della Ditta Vallericca S.r.l. - ha finalmente riportato all'originario splendore i dipinti del Kuntze. Un importante riconoscimento al lavoro svolto, proveniva dalla successiva nota - di seguito riportata - a firma del Soprintendente prof. Claudio Strinati, che in considerazione alle illuminanti scoperte, autorizzava ulteriori ricerche da realizzare: "...Da questi saggi emergono infatti tracce della decorazione e della tinteggiatura originale dell'ambiente, risalenti cioè all'ultimo quarto del XVIII secolo. Sembra senz'altro opportuno quindi estendere i saggi ad altre zone dei tre piccoli ambienti e, qualora le tinteggiature originali delle pareti presentassero uno stato di conservazione buono, progettare un loro completo ripristino...".

Giorgio Magistri

 

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Ultimo aggiornamento (Domenica 20 Marzo 2022 15:47)